In questo 24 dicembre volevo augurarvi buone feste e condividere con voi una lettura che mi ha accompagnata in questi ultimi giorni dell’anno.
Dopo un 2024 intenso — e dopo le fatiche accumulate a Bressingham — questo Natale con Matt ci siamo concessi un pò di caldo all’estremo sud-est del Mediterraneo, per riprendere fiato, rallentare, e fare spazio. Ed è proprio in questo tempo un po’ sospeso che ho letto Le Falene di Ursula il primo libro di Alessia Amati sentendo il desiderio di condividerlo con voi.
Non come “consiglio di lettura”, ma come piccolo dono: una storia che mi ha accompagnata con una dolcezza rara, senza chiedere nulla, lasciando spazio.
Qui sotto trovate una conversazione aperta con Alessia, nata senza fretta, come piacciono a noi: parole che parlano di natura, ascolto, immaginazione e di quei legami invisibili che, a volte, sanno rigenerarci.
Se in questi giorni sentite il bisogno di rallentare, di stare un po’ in disparte, o semplicemente di leggere qualcosa che faccia bene, forse questo libro potrà offrirvi la stessa dolcezza che ha regalato a me..
Vi auguro feste gentili, ovunque vi troviate,
e una buona lettura.
Erica Vaccari
Le Falene di Ursula, primo libro di Alessia Amati, sembra nascere dall’ascolto: della terra, delle storie dimenticate, di quel sapere antico che lega il mondo umano a quello vegetale e animale.
Il racconto si svolge nella campagna inglese, paesaggio interiore ed esteriore insieme, dove la natura non è mai sfondo ma presenza viva. Un luogo che sentiamo molto vicino anche a Viaggi Floreali, per quella capacità tutta inglese di custodire il tempo, le stagioni e le memorie nei gesti più semplici.
Io e Alessia ci siamo conosciute nel 2020, durante un Viaggio Floreale. Da allora le nostre strade hanno continuato a incrociarsi in modo discreto, come accade con le persone con cui si condivide uno sguardo simile sul mondo. Ritrovarla oggi, attraverso questo libro, ha il sapore di un dialogo che continua.
Le Falene di Ursula è un libro che può essere letto a età diverse, in momenti diversi della vita. Ha la dolcezza delle storie che non cercano di convincere e la forza di quelle che sanno accompagnare. Non a caso, anche il prossimo libro di Alessia, di prossima uscita, tornerà ad abitare la campagna inglese, come se quel paesaggio fosse diventato una casa narrativa.
Quella che segue non è un’intervista nel senso classico,
ma una conversazione aperta, pensata per le lettrici di Viaggi Floreali:
un invito ad ascoltare cosa accade quando una storia — come una falena — si posa in silenzio.
1. Nel tuo libro la natura è una presenza viva.
Se potessi raccontare liberamente cosa rappresenta per te il mondo vegetale e animale in Le Falene di Ursula, da dove partiresti?
Che bella domanda! Direi che per me, come per Ursula, la natura è rifugio, rigenerazione, crescita e scoperta. Ursula ha un legame molto speciale con alberi, fiori e piante in generale: a lei la natura racconta storie, con lei il bosco canta. Ma se prestiamo attenzione, e chiudiamo gli occhi quando siamo dentro una foresta, possiamo anche noi percepire questa melodia.
2. Scrivendo, cosa ti ha guidata di più: lo studio, l’immaginazione o l’istinto?
Oppure qualcosa che non sapresti separare in parti?
Mi ha guidata tantissimo il mio sentire, e un po’ anche la mia esperienza di vita personale. È stato come immergermi nelle profondità del mio essere, scavare e tirar fuori tutto ciò che reputo importante per trasformarlo in lettere, carta e inchiostro.
3. Mother Shipton arriva da molto lontano, eppure nel libro sembra vicina, quasi contemporanea.
Cosa senti che questa figura antica può ancora dire al nostro tempo?
Credo che Mother Shipton possa parlarci della bellezza della diversità, del miracolo dell’unicità e della fierezza dell’essere chi siamo veramente.
La Ursula che mi sono immaginata io è una figura più umana che leggendaria, ma ovviamente è una mia interpretazione che prende spunto dal folklore, per poi allontanarsene nel rispetto delle tradizioni. Ho cercato di darle tridimensionalità e di renderla il più reale e viva possibile, aggiungendo sfumature, dettagli e il suo sentire.
4. Durante la scrittura, in quali momenti hai sentito che la storia parlava anche di te, del tuo modo di abitare il mondo, della tua esperienza?
Anche questa è una bellissima domanda, grazie di cuore! In verità è qualcosa che ho sentito durante tutto il periodo della stesura e, in qualche modo, lo sento ancora.
Nonostante le diversità, c’è molto di me in Ursula e in ciò che reputo importante: il rispetto per la natura e per ogni forma di vita, la gentilezza, la potenza e il potere delle storie, la bellezza delle piccole cose e la magia degli affetti, capaci in qualche modo di tirarci sempre fuori dai baratri più oscuri e profondi.
5. Il nome Ursula porta con sé molte risonanze.
Ci sono autrici, pensieri o visioni femminili che hanno camminato accanto a te mentre scrivevi?
Le mie autrici del cuore sono sempre con me, ma forse per questo libro ho sentito molto vicina A. K. Blakemore, autrice di Le streghe di Manningtree, un libro che mi ha profondamente colpita e che reputo un piccolo capolavoro. Ho cercato di cogliere la poesia delle sue parole e di lasciarmi ispirare da essa.
6. Le Falene di Ursula può essere letto in età diverse, e forse in momenti diversi della vita.
Quando lo immaginavi finito, a chi pensavi?
O il libro ha scelto da solo le sue lettrici?
L’ho sempre immaginato come una favola per adulti, anche se credo che possa essere letta dai 12 anni in su. Ho sempre creduto nel potere delle storie e delle antiche fiabe, perciò ho cercato di rendere Le Falene di Ursula un piccolo incantesimo, in grado di trasportare in un altro tempo e in un mondo diverso, più duro forse, ma anche più semplice e autentico.
7. Oggi si parla molto di streghe, ma nel tuo racconto c’è una profondità più silenziosa.
Cosa speri rimanga, oltre le mode, dopo aver attraversato queste pagine?
Il mio desiderio più ardito, come autrice, sarebbe che in qualche modo Ursula rimanesse con il lettore o la lettrice per sempre. So che è chiedere tantissimo, ma credo che se un personaggio, per quanto di finzione, riesce a toccare il cuore, lì ci può rimanere e lasciare segno.
8. Se una lettrice chiudesse il libro e restasse per un attimo in silenzio,
che tipo di spazio vorresti che si fosse aperto dentro di lei?
Spero che Le Falene di Ursula sia rifugio, consolazione, e che possa regalare emozioni come solo la vita riesce a fare.
Grazie infinite davvero 🖤
Chiudendo Le Falene di Ursula si ha la sensazione di uscire da un bosco al crepuscolo: non tutto è nitido, ma qualcosa è rimasto addosso. Una dolcezza inattesa, un nutrimento profondo, come quando si torna da un luogo che ci ha fatto bene senza sapere esattamente perché. È una storia che si lascia incontrare, più che spiegare, e che continua a lavorare dentro con discrezione.
È un libro che non chiede di essere interpretato o capito fino in fondo, ma semplicemente letto con disponibilità, come si fa con certi luoghi che lavorano dentro di noi senza bisogno di parole. La storia scorre con dolcezza, senza fretta, e lascia spazio a chi legge di entrarci a modo proprio, portando con sé la propria età, la propria esperienza, il proprio momento.
La scrittura di Alessia Amati è delicata e sincera. Tiene insieme aspetti diversi — la fiaba e la realtà, la durezza e la tenerezza — con naturalezza, senza mai voler dimostrare nulla. È una narrazione che accompagna, che non spinge, e che invita all’ascolto: della natura, delle relazioni, di ciò che spesso resta ai margini.
Le illustrazioni che accompagnano il testo sono davvero deliziose. Aiutano a entrare nella storia, a sentirne l’atmosfera, a fermarsi un momento. Non sono decorative, ma fanno compagnia al racconto, come immagini trovate in un vecchio quaderno o in un libro amato.
Le Falene di Ursula è una lettura che può diventare un piccolo rifugio, soprattutto per chi sente il bisogno di rallentare, di ritrovare un contatto più semplice con le storie, con la natura, con ciò che conta davvero. Un libro che non si consuma in fretta e che, come certi viaggi, continua a farsi sentire anche dopo il ritorno.



