Diario Volontaria 11

A Judith avevo confessato questa mia simpatia per Matt Bloom, ma come si fa tra amiche, mi ero forse sbilanciata un po’ e lei, da donna pragmatica qual è, si è immediatamente messa a confabulare strategie per capire se anche lui avesse una certa simpatia per me. Ridendo e scherzando durante la settimana, abbiamo pensato a un paio di scenari e possibili strade percorribili. Così, quando è arrivata la proposta di Adrian di visitare il maniero insieme a Matt, con Judith abbiamo pensato a un piano. Lei mi avrebbe accompagnata in macchina all’incontro. Il patto con Judith era che lei mi avrebbe aspettato al garden centre per un’ora facendo acquisti, mentre io sondavo il terreno. Entro un’ora le avrei detto di aspettarmi oppure tornare a casa nel caso in cui l’incontro fosse piacevole e mi sarei fatta accompagnare a casa da lui più tardi.

Emozionatissima, con un sorriso che mi asciugava i denti e impediva di parlare decentemente, raggiungo Matt nel giardino davanti al maniero e insieme scherziamo sulla Kniphofia di ieri che ha deciso di guardare il mondo da sotto in su. Ci inginocchiamo entrambi e, ridendo, immaginiamo di vedere il mondo con i suoi occhi. Il ghiaccio è immediatamente rotto e si instaura da subito una grande intesa. Lo prendo subito un po’ in giro sulle dichiarazioni difensive che fa sul ruolo che ricopre senza sentirsi adatto o preparato. Avendo avuto a che fare con gli affitti turistici per anni prima di Viaggi Floreali, capisco bene alcune delle criticità e sento nuovamente quella sensazione di familiarità con lui, come se già ci conoscessimo da tempo.

Lui è molto alla mano, ma allo stesso tempo molto riservato e gentile, mi viene da dire nobile. Non certamente per i suoi abiti, lisi e pieni di buchi sulla maglietta da lavoro. Ma ha un portamento nobile, e la gentilezza gli esce da tutti i pori. Intuisco che la sua mamma doveva essere una donna di gran grazia.

Entriamo dalla porta principale del maniero in un atrio meraviglioso con una gran scala centrale che sale al primo piano, da cui si vede una mezzanina con balaustra molto Regency. Il decoro è elegante ma per niente pesante. I colori sono pastello, caldi ed accoglienti. Matt mi parla della casa del nonno con dolcezza ma anche delle note amare che intuisco soltanto e non reputo adeguato approfondire in questa circostanza.

Facciamo un bel giro in tutte le stanze, ognuna diversa e dedicata a una delle piante ibridate dal nonno. Ognuna decorata con colori diversi, tutte a tema floreale. Una vera meraviglia. Io immagino di portare qui le mie viaggiatrici floreali ed estasiare i sensi di tutte.

La visita prosegue tra chiacchiere, idee, confessioni, scherzi e una richiesta di aiuto da parte sua per qualche consiglio per migliorare la gestione del Maniero. Fatta, penso io. Mi sono assicurata un altro appuntamento, pur sempre di lavoro, ma va bene – almeno ci passerò del tempo insieme.

Mando discretamente un messaggio a Judith e le dico di andare a casa, avendo chiesto a Matt se per caso potesse darmi lui un passaggio a fine visita.

Finito il giro della casa, mi invita a fare un giro del giardino fino alla chiesa duecentesca di Bressingham, dove stanno sepolti il nonno Alan e lo zio Robert.

Inizia così una passeggiata piacevolissima in una domenica calda, lungo i grandi viali erbosi in mezzo alle interminabili aiuole fiorite che oggi mi sembrano ancora più belle. Incrociamo famiglie con bambini che corrono sotto gli spruzzi dell’irrigazione, e mi racconta aneddoti della sua infanzia spesa in questi stessi giardini. Scopro che lui, fra tutti i figli di Adriano, è l’unico che non sa riconoscere un basilico dall’alloro – lui le piante non le conosce. Conosce solo gli alberi, ma da morti. Ha scelto. Dopo tanto soul searching, di imparare le antiche tecniche di carpenteria tradizionale inglese – il timber framing. Se n’è andato giovanissimo da casa perché per dinamiche a Bressingham lo respingevano e il diserbo manuale a cui erano obbligati tutti i figli, lo aveva del tutto allontanato da quel mondo verde.

Rientrato a Bressingham da 6 anni in occasione della malattia fulminea della tanto amata madre, non ha più avuto cuore di andarsene e lasciare il papà da solo. Adrian dipendeva molto dalla moglie Rosemary per la gestione quotidiana della vita e casa. Lui si era sempre dedicato al vivaio prima e al giardino dopo. Non era assolutamente in grado di farcela da solo, sosteneva questo dolcissimo uomo un po’ orso e un po’ principe. Mi sono chiesta subito se non fosse forse più vero che avevano bisogno l’uno dell’altro nella perdita di una figura così importante nelle loro vite, affiancata alla perdita di Matt della sua relazione nello stesso periodo.

In ogni caso, sono osservazioni che ho tenuto per me, prima o poi avrei capito meglio, e comunque stargli accanto era bellissimo.

La nostra passeggiata finisce e ci dirigiamo verso casa di Judith. Appare evidente che nessuno dei due desidera che finisca il tempo insieme. Lo invito a rimanere per cena se desidera, ma lui deve andare ad aiutare il padre ad irrigare – le temperature sono elevate e la sera lo deve aiutare.

Eppure da quel furgone io non scendo volentieri, e una volta scesa, lui non se ne riparte volentieri. Io ho percepito qualcosa di forte, antico, bellissimo tra di noi. Son certa che lo abbia riconosciuto pure lui. Non mi faccio domande, rientro in casa sentendomi avvolta da un benessere per me nuovo.

 

1 thoughts on “Diario Volontaria 11

  1. Ornella says:

    Grazie cara Erica, mi hai raccontato un pezzo di favola moderna!
    Ti abbraccio di cuore!

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