Slovenia: Diario di una viaggiatrice – non è mai tardi per cambiare

Slovenia Inno alla Primavera 22-24 Marzo 2019

… nel bel mezzo di una “simpatica riflessione sul trascorrere del tempo ” , il 10 gennaio 2019, ricevo un messaggio su WhatsApp da Erica Vaccari:

  • Antonella buongiorno.
  • Sono Erica di Viaggi Floreali.
  • Guardi il video, c’è una sorpresa per lei.

Alla fine di ogni viaggio, Erica invia un questionario di qualità a chi ha partecipato (questionario per lei prezioso, che utilizza per apportare migliorie ai viaggi stessi). Ad ogni questionario viene assegnato un numero. Come ogni anno effettua quella che chiama una “Pesca magica” fra le persone che lo hanno inviato. Quel giorno viene estratto il numero 11, numero assegnato al mio questionario.

  • Congratulazioni Antonella, hai vinto un weekend. Ti aspettiamo. Fatti viva.

Dovrebbe sorprendermi piacevolmente, invece questo “fuori programma” quasi mi infastidisce… No, ho già deciso, quest’anno non vado da nessuna parte!

Mi metto in contatto, mi informo.

Il viaggio è da fare entro l’anno o lo posso offrire a una persona cara.

Offrire a chi ? I miei cari amano altre tipologie di viaggi.

Nutro grande simpatia per Erica, giovane donna entusiasta e determinata che ha dato vita a “Viaggi Floreali”, questo andar lento, a misura d’uomo, per vedere solo il meglio. Un modo di viaggiare che soddisfa la mia natura contemplativa, amante del silenzio parlante e della natura viva, insieme alla certezza di soggiornare in strutture generose di comodità e attenzioni per gli ospiti .

Non posso che andare, devo superare questa ritrosia.

Guardo i viaggi in programma. Non ho voglia di andare in Inghilterra. Mi dice che a breve aprirà le prenotazioni per un weekend in Slovenia .

Vada per la Slovenia…togliamoci questo pensiero!

Poco tempo dopo Erica pubblica il programma del viaggio in Slovenia: Inno alla Primavera 22-24- marzo 2019.

Inno alla primavera…faccio qualche riflessione: quante sono le mie primavere? Più che di primavera , parlerei di Autunno.

Leggo il programma:….bicicletta elettrica…corso di cucina…Giusto per me, penso con sarcasmo!

Fuori allenamento da alcuni anni, sovrappeso( no, decisamente grassa), mai provato interesse per i corsi di cucina…confido nel paesaggio.

Tanto ormai…

Dieci giorni prima del viaggio, Erica ha un’idea molto carina. Crea il gruppo “Inno alla Primavera” su WhatsApp per mettere in comunicazione i partecipanti del wekeend Sloveno.

Apprezzo questa iniziativa che mi da la possibilità di conoscere anzitempo i miei compagni di viaggio: nomi, luoghi di provenienza. Provo un’anticipata sensazione di familiarità.

Nei giorni a seguire, ci invia le foto di un tramonto sloveno che sembra bruciare il cielo. Il 21 marzo l’immagine di una piccola fioritura del Carso, augurandoci buona primavera. Lucia una foto di viole mammole.

L’occasione per me , di condividere col gruppo l’ inattesa nascita di una violetta bianca che ha scelto come sua dimora il mio orto per inaugurare questa insolita Primavera.

Tutto questo , rende più familiare, più intimo, il viaggio che mi appresto a fare.

Bene, valigia pronta!

22 Marzo

Il mattino successivo , mi reco alla stazione ferroviaria di buon’ora. Parto per questo fine settimana senza aspettative e con la mente completamente sgombra da ogni pensiero. Non dico a nessuno dove vado, tanto sono pochi giorni, certa che nessuno mi cercherà, avendo declinato per tempo ogni impegno.

Arrivo alla stazione ferroviaria di Monfalcone intorno alle 09:00, dove trovo ad aspettarmi Roberto ed Erica.

Ci salutiamo calorosamente. Partiamo per Stanjel, Goce. Il restante del gruppo ci raggiungerà in auto.

Mentre Erica ci illustra il paesaggio, ci fa notare la presenza del Cimitero Militare della prima Guerra Mondiale di Gorjansko. Poiché Roberto ed io ci mostriamo particolarmente interessati, ci propone di fermarci per visitarlo.

Osservo quel luogo pensando alla vita, alle storie di coloro che lo popolano, alle mani di coloro che ne hanno cura, alle anime che ne custodiscono il silenzio e la storia. All’inevitabile trascorrere del tempo. Al ricordo che dona eternità a uomini, cose ed emozioni.

Raggiungiamo il resto del gruppo a Stanjel.

Stanjel…camminiamo tra strette viuzze, deliziose piazze, case in pietra , essenziali e forti. Vediamo il Giardino dei Ferrari, la parte vecchia del borgo, il castello. Passeggiamo lungo le mura animate da vegetazione e gentili fioriture, dove i raggi del sole s’insinuano allegramente.

Sento il mio respiro farsi lento e paziente, accompagnato dal profumo del tempo e il richiamo del passato.

Vivo un momento magico a Goce.

Villaggio molto antico, fatto interamente di pietra, brulicante di stradine strettissime. La pietra regna sovrana. Immagino la bora vinta da tanta magnificenza architettonica.

Visitiamo Cejkotova Domacija, una vecchia casa costruita in pietra, ora ristrutturata e trasformata in ristorante a tre piani. Questo luogo è custodito da Davorin e la moglie, originari del posto.

Entriamo nel ristorante.

Davorin ci accompagna in una sala da pranzo che potrebbe essere quella della casa di campagna della nonna, dove ci si riunisce per il pranzo domenicale.

E’ una sensazione di vita domestica molto piacevole. Ci offre un servizio amorevole ed attento.

Ci accompagna in una cantina del 700, illuminata dalle candele, dove ci illustra la storia di quel luogo. Ci invita a fare un brindisi e ad esprimere un desiderio. Mentre usciamo ci chiede di aiutarlo a spegnere tutte quelle candele.

Sono colpita dal fatto che Davorin parli solo la sua lingua e l’inglese: vedo in questo l’amore e il rispetto per la sua terra, ma contemporaneamente il desiderio di renderla universale.

Trovo quest’uomo molto prezioso per l’umanità, generoso custode del passato. Mi sembra di vivere in un presepe.

In quel momento rimpiango di non sapere l’inglese. Commossa chiedo ad Erica di ringraziarlo da parte mia per quello che fa.

Penso con rammarico a me stessa. Tanto ormai …a cosa mi serve sapere l’inglese ?

Raggiungiamo Majerija, un casale della Valle di Vipava , nascosto tra vigneti e frutteti, dove dormiremo per due giorni e faremo una lezione di cucina.

Scendo dall’auto.

Nata e cresciuta in un luogo come questo, poso gli occhi del ricordo sulle vigne, sul rosmarino, sulle erbe aromatiche, sulla ghiaia….si animano di potature, vendemmie, raccolti, terreni arati, profumo di mosto. Di persone care che non ci sono più, di silenzio….ma tanto ormai.

Riceviamo un’accoglienza serena e garbata. Ammiro la sobrietà e l’essenzialità di quelle stanze, l’atmosfera tranquilla e silenziosa.

Matej Tomazic, lo schef di questo luogo, ci illustra con dovizia di particolari, le pietanze che ci apprestiamo a preparare.

Ci invita a seguirlo in cucina.

Osserviamo la preparazione del cibo, condividendo momenti di ozio fertile.

Scrutiamo la lenta trasformazione degli ingredienti, che si confondono, creando alleanze di sapori.

Diamo il nostro modesto contributo alla realizzazione dei piatti programmati, in una calda atmosfera di cucina operosa.

La semplicità curata delle pietanze, accompagnate da vini di qualità ci ha trasportato in una dimensione di benessere conviviale, dove il tempo è trascorso rapido e sereno. La cena è riuscita.

23 Marzo

Mi alzo di buon’ora, mi vesto; penso al programma di questa giornata : ma tu guarda dove mi sono cacciata … con la bicicletta elettrica oggi conosceremo “Gli angoli magici del Carso Sloveno”.

Il “mio massimo” è una normale bicicletta che mi accompagna in lente passeggiate in pianura.

Mi aspettano 35Km…. Che sulla carta ed in pianura non sono tanti, ma qui…

Erica con il suo travolgente(ma non per me in questo momento) entusiasmo, ci accompagna a Stanjel al Bar Zoro dove ci accolgono due simpatiche guide, che con vitalità e chiarezza sanno introdurci all’uso delle biciclette: mi sembra di potercela fare.

Partiamo per questa “pedalata” da San Daniele del Carso attraverso la landa carsica passando da Pkiskoviza e finendo a Tomaj dove pranzeremo da Skerly, poi nel pomeriggio andremo nel bosco di Tomay .

In questa escursione ci accompagna Sasa , una giovane guida attenta e premurosa. Facciamo diverse tappe durante le quali ci illustra il territorio con amichevole, divertente familiarità. Ne traspare nei modi la rasserenante autentica semplicità.

La landa carsica è una prateria di erbe di vario genere che sono in grado di vivere su un territorio molto povero e molto arido con fioriture inconsuete, a me sconosciute e per questo magiche…un luogo brulicante di vita coraggiosa, alimentata dal soffio costante del vento. Un paesaggio semplice, umile. Assaporo il vento sulla pelle, gli odori della vegetazione, della terra. Un territorio semplice, vero , che ti abbraccia per fermare il tempo e parlare di eternità.

Pranziamo da Skerly, all’aperto: ore piacevoli, che profumano di gita domenicale. Osservo i bambini: come sono belli qui i bambini, hanno guance rosse e paffute.

Fin qui ci sono arrivata, non so se sarò capace di andare oltre.

Chiedo ad Andrea – Ma quanto è lontano questo bosco?

Entro nel bosco .

Sentieri segnati dal tempo, fronde di alberi che si incrociano, cespugli che si abbracciano, piccole grandi vegetazioni che cantano la loro canzone. Luce che filtra discreta per esaltare le ombre. Un piccolo laghetto dove si specchia un lembo di cielo.

Bosco, custode dei segreti pensieri di quanti lo hanno attraversato alla ricerca di quiete.

Raccogliamo del materiale vegetale per la creazione delle ghirlande. L’offerta è generosa, ma scelgo solo qualche ramo di edera e poche pigne.

Sento il mio respiro pesante, il corpo eccessivamente affaticato. Mi pento della mia trascuratezza, della mia sedentarietà…ma tanto ormai.

All’ inizio del nostro percorso, Erica ci aveva informato che, nel caso qualcuno di noi lo avesse trovato troppo faticoso, Andrea ci avrebbe riaccomopagnato in auto. Da quel momento, dopo un respiro di sollievo, lo considero una presenza rassicurante, quasi “un salvatore”, colui che arriva dal nulla per salvarti da Erica!

Non sono la sola a decidere di non tornare in bicicletta. Andrea ci riaccompagna a Majeria.

Dopo una doccia ristoratrice, assaporo il piacere di sdraiarmi in un letto confortevole ed accogliente.

Faccio qualche considerazione: dall’assenza completa di moto a questo eccesso…spero di essere viva domattina!

24 Marzo

Apro gli occhi, è mattino. Sono VIVA.

In mattinata, dobbiamo fare la ghirlanda. Questa iniziativa non mi entusiasma particolarmente, avrei preferito andare subito al Sentiero della Salvia. Avremmo avuto più tempo per goderne .

Tanto ormai…

Scendo. Consapevole di assaporare per l’ultima volta una confortante tisana alle erbe, sempre “giusta” nel sapore, sempre gradevole, sempre tiepida. Mi chiedo dove potrò trovare qualcosa che le assomigli vagamente nella mia città.

Arriva Erica con il suo consueto entusiasmo, ci invita ad uscire in cortile per preparare la ghirlanda.

In quel momento Matej ci sorprende con un generoso gesto di condivisione facendoci vedere il pane lievitato in attesa di cottura.

  • Il pane – esclamo.

Alla vista di quel pane rivedo con gli occhi del ricordo, zia Anna nella sua cucina, che mentre impasta dice a me adolescente: – Vedi, questo è il valore delle buone cose fatte con le proprie mani. Il pane è il risultato di un dono celeste (il grano) e dell’ingegno dell’uomo che plasma e trasforma la farina con l’acqua e il lievito; il pane è Creazione, il pane è Vita, che si compie nel miracolo della lievitazione -.

Cara dolce zia Anna, nessun dolore, nessuna privazione ha mai spento in te quella “religiosa attenzione” che avevi indistintamente per le cose ed ogni forma di vita .

La vista di quel pane risveglia in me questo ricordo, ma sono consapevole del fatto che dalla fretta del momento, non viene dato a quel gesto l’attenzione che merita. Mi dispiace.

Andiamo in cortile. Erica ci spiega la tecnica per fare una ghirlanda con il materiale raccolto nel bosco. Tutti la applicano con dovizia, ottenendo ottimi risultati, tranne me.

Scelgo un tralcio di vite, lo avvolgo con un ramo di edera ed aggiungo poche pigne. Sono in pace con me stessa e con il mondo intero. Ho finito.

La farò a casa una ghirlanda applicando le regole apprese oggi.

Raggiungiamo la Costa del Carso Triestino per fare due passi su uno dei sentieri più panoramici esistenti. Si tratta di un sentiero da cui si ha un’ottima vista sul golfo di Trieste. Questo percorso è chiamato Sentiero della Salvia . Lungo il sentiero osservo piante caratteristiche della boscaglia carsica e diverse erbacee aromatiche come la salvia, il timo, e la santoreggia, che profumano l’aria con i loro oli essenziali.

Mentre camminiamo, parliamo. Andrea, ad un certo punto dice – Non è mai troppo tardi per cambiare- .

Mi giro, lo osservo. L’ha detto con serena convinzione, l’ha detto al vento, camminando, con gli occhi limpidi di chi dice qualcosa che conosce.

Devo lasciare anticipatamente questi compagni di viaggio per andare in stazione. Mi dispiace. Ci salutiamo calorosamente. Mi allontano da quel sentiero rattristata di non averlo attraversato in tutta la sua magnificenza.

Mentre sono seduta in treno accade una cosa simpatica. Alcuni di noi sono già arrivati a casa e tramite WhatsApp salutano mandando una foto della loro ghirlanda appesa alla porta di casa o al balcone. Istintivamente fotografo la mia e scrivo : – Profumo di Carso Sloveno che viaggia verso Ferrara. Alcune ore dopo arrivata a casa, invio la foto della mia ghirlanda appesa alla porta e scrivo : – Sono arrivata a destinazione. Grazie a tutti per il meraviglioso weekend!

Passano i giorni. Prendo l’abitudine di fare una camminata , se non ogni giorno, quasi. Ritorno a frequentare la mia vecchia palestra. Uso meno l’automobile e più spesso la bicicletta, la zona in cui vivo me lo consente. Frequento un corso di inglese.

Un giorno, ricordo di aver visto tra le mani di Erica un libro pieno di post-it colorati e di averle chiesto di cosa si trattasse. Era “Il gelso dei Fabiani” un secolo di pace sul carso, di Renato Ferrari. Un libro pubblicato nel 1975 che narra una saga familiare ambientata fra il Carso e Trieste.

Posso non leggerlo? Nel cercarlo scopro che non è più acquistabile. Mi rivolgo alla biblioteca della città ma ne è sprovvista , ne esiste un’unica copia nella biblioteca di Cento. Aspetto 15 giorni per averlo.

Leggo con piacere questo libro dallo stile inconfondibile. Mi sorprende il riuscito intreccio tra narrazione storica e vita domestica. Ricco di coinvolgenti, non comuni descrizioni di luoghi, persone ed emozioni.

E’ la serena conclusione di questo viaggio….così credevo.

Alcuni giorni dopo, ricordo di avere nella mia biblioteca un bellissimo libro, della scrittrice Pearl S.Buck, (premio Nobel per la letteratura nel 1938) : La Buona Terra, ambientato in Cina, nella cui narrazione traspare il significato materiale e spirituale della terra . Lo rileggo.

Camminando, ricordo di avere un libro curioso. Un saggio dal titolo : Camminare una rivoluzione di Adriano Labbucci.

Non è un manuale sul camminare, parla del camminare come pensiero, come filosofia. Lo rileggo. Ne riporto alcune righe:

– La leggerezza del camminare: ridurre all’essenziale; essere umili per accogliere il mondo che ci viene incontro; e fare il vuoto dentro di noi così da stupirci e meravigliarci ancora –

Mentre lo ripongo, vedo un altro libro curioso acquistato tanti anni prima: La cucina del buongusto di Simonetta Agnello Hornby e Maria Rosario Lazzati.

– La consapevolezza di quello che si cucina, del perché lo si cucina e per chi, dà godimento : dalla scelta degli ingredienti alla preparazione della tavola, dall’abbinamento delle portate e all’accompagnamento dei vini. Cucinare ci fa sentire umani – lo rileggo.

Per ultimo un libro acquistato alla stazione di Monfalcone, prima del mio ritorno: Il racconto del Carso. Un libro scritto per la scuola, che parla dell’aspetto scientifico, storico e letterario del Carso.

Mentre ripongo questi libri, non posso fare a meno di pensare che nella vita nulla è affidato al caso, quello che ti serve ti viene incontro, che le emozioni hanno radici lontane.

Alcuni di loro sono finiti nelle mie mani per caso, mani di chi talvolta sente il richiamo dell’invisibile dietro il visibile. Libri non cercati , ma che mi hanno scelta.

Mi rendo conto che questo fine settimana “caduto dal cielo”, con un programma nel quale non mi riconoscevo, ha messo ordine nella mia vita.

Oggi l’età non conta. Ci sono giorni in cui ho 20 anni, giorni in cui ne ho 40, giorni in cui ne ho 80, esattamente quelli che mi sento; il giorno che preferisco è oggi, il presente e proprio per questo non è tardi per cambiare e per fare qualcosa di nuovo; le stagioni hanno tutte una loro ragione di essere e una loro magia; la primavera prepara l’autunno, la stagione della raccolta, dei frutti.

Sono nel mio orto giardino intenta a porre rimedio a molte settimane di pioggia (gli unici tre giorni di sole se li è veramente accaparrati Erica per il suo weekend Inno alla Primavera).

Nell’operosità del momento rubo al cielo un’intenzione: adesso mi metto in contatto con Erica e le dico di tenermi un posto in uno dei suoi prossimi viaggi, non voglio sapere dove, né il programma se non qualche settimana prima della partenza.

Mi metto in contatto, mi risponde divertita:- Vedrai che troverai qualcosa che ti aggrada-.

Durante un successivo scambio di idee mi risponde:- …allora ti porto in Inghilterra-.

Vada per l’Inghilterra…perché non importa dove andiamo, quello che conta è il viaggio, camminare verso con occhi nuovi.

P.S. Chissà, forse nella mia biblioteca c’è qualche altro libro in attesa di essere riletto…

Grazie.

2 thoughts on “Slovenia: Diario di una viaggiatrice – non è mai tardi per cambiare

  1. mariateresa Berti says:

    che meraviglia questo racconto mi è sembrato di vivere quei luoghi. tanto mi sarebbe piaciuto partecipare a quel viaggio.. io adoro il Carso e tutta quella zona.. sino alla Slovenia. L’unica cosa che mi frena è la bicicletta… da piccola sapevo andarci ma ora , proprio, non ce la farei. Mi dovrò accontentare dei vostri racconti? pare proprio di sì però.. io non dispero
    complimenti soprattutto a Erica che dedica con passione il suo tempo per farci conoscere posti incredibili.

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